#06. Coopfidi, un grande avvenire dietro le spalle

13.06.24|In CooMag Gestione
Erino Colombi, Presidente Coopfidi
Tempo di lettura: 6’

Questi primi 45 anni - un appassionato susseguirsi di sfide per garantire anche a tutte le imprese un accesso al credito più facilitato.

Da dove possiamo cominciare questa narrazione di sfide?

Dai primi anni ‘80, anni in cui i micro confidi “di vicinato” con garanzie sussidiarie aiutavano artigiani a rapportarsi con le banche e le sue burocrazie; gli importi erano sì modesti ma la soddisfazione era già enorme perché si partecipava alla nascita di una nuova imprenditoria, non l’imprenditoria del capitale, bensì l’imprenditoria del lavoro. Esistevano ancora i rapporti personali, i direttori delle agenzie degli istituti di credito avevano un potere decisionale enorme e la fiducia nel confidi era spesso il fattore decisivo per la concessione del credito, La storia andò avanti per suo conto ma il sistema bancario visse stagioni pericolose, tanto da costringere le banche centrali a cercare una comune politica per la gestione del rischio di credito; con Basilea 1 e 2 e soprattutto con la legge sui Confidi del 2003 le garanzie dei piccoli confidi persero valore. Quindi diventò impellente aumentare il patrimonio, le garanzie in portafoglio, e capacità di gestire il credito percorrendo la strada dell’aggregazione per la creazione di un Confidi Unitario, strada peraltro già intrapresa in altre realtà territoriali. Ammetto che lo scetticismo all’interno del nostro Consiglio di amministrazione era forte, mi ricordo ancora una riunione con il consulente che venne a presentarci il progetto; dopo la sua bella presentazione fatta di numeri e schemi di governance, domandai: “Tutto questo, che benefici porta alle imprese?”. La risposta fu “È sottinteso che porterà più credito a migliori condizioni”; non fu quella risposta che spinse il CdA ad esprimere parere positivo, ma ci aiutò a vedere questione dal punto di vista delle imprese: ottenere di più e meglio. Realizzata la fusione iniziò il lungo percorso per diventare un Confidi Vigilato con garanzie conformi alle nuove normative sul credito; nuova organizzazione, nuovi presidi per il rischio, nuove procedure. Il CdA cambiò ruolo e fu una scuola per i consiglieri impegnati in questioni completamente nuove. La nuova organizzazione ci diede la possibilità di iniziare a operare stabilmente con la controgaranzia del Fondo Centrale, aumentando il numero di pratiche e le controgaranzie ricevute in modo esponenziale. Nel frattempo la Regione Lazio ci affidò la gestione di un considerevole fondo per le garanzie, su un progetto di aggregazione leggera con gli altri confidi per le PMI del Lazio. In rapida sequenza, con la presentazione della domanda per diventare Confidi Vigilato ci sembrò di aver raggiunto tutti i nostri obiettivi; in realtà avevamo fatto solo il primo piccolo passo; bisognava fare tutti gli adattamenti necessari (non ultimo un doloroso accantonamento sui rischi in essere) e mantenere una struttura più costosa.

La prima prova del fuoco dei nostri sforzi avvenne nel 2015, con il provvedimento che aumentava a 150 milioni il limite minimo di garanzie in essere affinché un confidi mantenesse lo status di confidi vigilato; l’obiettivo era lontano ma non irraggiungibile e decidemmo di presentare alla Banca d’Italia la volontà di rimanere vigilati predisponendo un Piano Industriale “ambizioso” ma fattibile. La seconda prova del fuoco avvenne nel marzo 2016 quando ricevemmo l’ispezione della Banca d’Italia: lavorammo, gli uffici di direzione il CdA ed il Collegio Sindacale, a stretto contatto con gli ispettori per un paio di mesi e l’esito fu sotto molti aspetti positivi ed evidenziarono gli aspetti da migliorare per poter rimanere confidi vigilato. A quel punto la vera scelta fu di valutare l’impatto degli interventi indicati dalla Banca d’Italia su tutta la nostra filiera, Coopfidi, imprese, partner bancari. Come dicono gli alpinisti, in condizioni avverse, la decisione più difficile è rinunciare alla vetta e tornare indietro: quasi sempre è la decisione che ti salva la vita. Decidemmo tutti insieme che il gioco non valeva la candela. Il prezzo che pagammo non fu indifferente, perdemmo un contributo importante e alcuni partner bancari ci lasciarono, ma riuscimmo a trovare le soluzioni per andare avanti. Riuscimmo a mantenere lo status di Confidi Autorizzato presso il Fondo Centrale, status che ci ha permesso di poter presentare al Fondo pratiche per imprese senza sottostare alla verifica del rating. Questo e la professionalità acquisita negli anni ci ha permesso di essere l’ente non bancario nel Lazio con il maggior numero di finanziamenti riassicurati dal Fondo. Il Covid e lockdown hanno fatto girare la nostra macchina in maniera diversa ma sempre efficacie assistendo le imprese sia sui finanziamenti garantiti sia assistendo le imprese alla presentazione delle richieste delle varie agevolazioni pubbliche. Attività che sta continuando a cui si è aggiunta la richiesta di adeguamento alle varie discipline – privacy, antiriciclaggio, normativa sulla crisi d’impresa – che in questi anni hanno esteso i loro ambiti.

Cosa ci attende domani?

Sicuramente un problema nuovo, una sfida che sapremo affrontare con il bagaglio di esperienze accumulate in questi 45 anni: come ha scritto un grande attore, un grande avvenire dietro le spalle. È da queste considerazioni che abbiamo costruito la nostra assemblea annuale, dove non solo approveremo il bilancio 2023 che ci ha dato grandi soddisfazioni sia in termini economici che di attività ma soprattutto festeggeremo insieme i primi 45 anni del nostro Confidi, iniziando così un nuovo viaggio. Insieme.

Per questo è importante essere in tanti.


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